Disagi dell'età adolescenziale

Riflessioni sull'età dell'adolescenza, tra disagio esistenziale e senso di vuoto a Treviglio

Come specialista della psichiatria dell’età evolutiva, il dott. Odone ha maturato nel corso della sua esperienza professionale una serie di riflessioni sul “clima” culturale e sociale in cui si è immersi e sulle possibili conseguenze di questo clima su un disagio diffuso negli adolescenti; in modo particolare sulla comparsa nei ragazzi più fragili di disturbi psichici considerati “nuovi” rispetto al passato, per i quali l'esistenza rischia di essere stravolta e perdere di senso.
Molti studiosi del fenomeno, sia in ambito sociologico che filosofico e psicoanalitico, sono concordi nel ritenere che il concetto chiave per analizzare e interpretare l'intero fenomeno sia quello di “vuoto”.

Il disagio esistenziale dei giovani di oggi

Il linguaggio di tipo filosofico fa riferimento per esempio al concetto di “nichilismo”: i giovani stanno male perché un ospite inquietante (per citare Umberto Galimberti) si aggira tra di loro, e trasforma il loro modo di vedere la vita. Il presente diventa così un assoluto da vivere con la massima intensità, per mettere a tacere l'angoscia dovuta a un’esistenza priva di senso. Il futuro non è più promessa ottimistica (“Dio è morto” dice Nietzsche, non c'è più il futuro come salvezza teologica, anche il progresso scientifico-tecnologico ha tradito le sue promesse), ma un'oscura minaccia che spegne le iniziative e svuota le speranze (basti pensare alla disoccupazione giovanile). I giovani non sono più capaci di essere consapevoli delle proprie emozioni, l'analfabetismo emotivo porta alla mancanza di comunicazione e alla sostituzione delle parole con i gesti impulsivi. Questa situazione di disagio non è esistenziale, cioè legata alla sfera del singolo individuo, ma culturale e sociale: l'esistenza dei giovani rischia di divenire insopportabile perché privata di senso.

I problemi psichiatrici del vuoto esistenziale

Dal punto di vista del disagio psicologico e dei nuovi quadri di disturbi psichiatrici, ecco allora prendere forma quella che alcuni psicoanalisti (come Massimo Recalcati) hanno denominato “la clinica del vuoto”. Si tratta di disturbi legati a un’esistenza priva di senso che fanno riferimento a problematiche narcisistiche del soggetto, costituite dalla sconnessione dall'Altro, e dal completo ripiegamento su sé stessi: non vi sono più il desiderio dell'Altro e l'esperienza, seppure dolorosa ma forgiante la personalità, della mancanza, ma solo la ricerca di un godimento chiuso in se stesso, facilmente reperibile sul mercato sociale, legato a una pratica pulsionale da soddisfare immediatamente. Subito dopo il consumo, al centro dell'esperienza resta il vuoto che suscita angoscia. L'autore aggiunge anche alcune considerazioni sul ruolo della “evaporazione del padre”, cioè della mancanza non solo della figura paterna in senso stretto, ma degli aspetti più normativi che devono portare, e qui citiamo Freud, all'esperienza del limite e al dilazionare l'immediatezza del godimento, anche attraverso forme di sublimazione simbolica come l'arte e la creatività. Tale clinica riguarda i cosiddetti “nuovi sintomi”, come appunto anoressia e bulimia, ma anche tossicomania e dipendenze patologiche.
Icona – Geolocalizzazione
per saperne di più delle patologie psichiatriche legate al disagio adolescenziale, recatevi presso lo studio
Share by: